Abbiamo scelto uno dei filosofi più complessi della filosofia del Novecento: Edmund Husserl. Ne abbiamo letto alcune pagine fondamentali, cercando di capire il senso del motto più famoso della sua filosofia, che prende il nome di “fenomenologia”, ovvero una filosofia che si configura come scienza rigorosa dei fenomeni. Il suo motto è: “alle cose stesse” e per il filosofo una tale espressione indica una direzione precisa della ricerca filosofica. Bisogna fare esperienza dell’essenziale, così come questo si dà a noi: attraverso vissuti e esercizi di “sospensione” di tutto ciò che “sappiamo” sul mondo e sugli altri. La pandemia ci ha, in un certo senso, forzato a fare un esercizio molto simile a quello richiesto dalla fenomenologia di Husserl. Semplicemente costringendoci a stare a casa. Da qui il titolo della raccolta dei “diari fenomenologici” degli studenti: alle case stesse. Giocando un po’ con le parole, gli studenti sono stati invitati a un primo, e fondamentale, esercizio filosofico, soprattutto attraverso la scrittura. A sostenere la difficile appropriazione della visione di Husserl, un altro grande filosofo del Novecento è venuto in nostro soccorso: Jean-Paul Sartre. Il filosofo francese si era appropriato a sua volta dell’esercizio della visione fenomenologica, non solo nel campo della filosofia, ma anche in quello della letteratura. La sua lettura e il suo modo di declinare la fenomenologia di Husserl si sono rivelati un fondamentale modello di ispirazione per gli studenti. L’esperimento che qui viene mostrato nasce nel contesto di una didattica che non ha mai creduto di essere semplicemente “a distanza” e ha perseverato nell’idea di scuola come comunità.
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